Valentino è tornato, evviva Valentino, secondo a Le Mans e di nuovo sul podio proprio sulla pista dove aveva conquistato l’ultimo (un terzo posto) un anno fa. «Sono contento, avevo nostalgia del podio» ha detto alla fine, felice come se avesse vinto. In effetti, considerate le premesse, questa è una bella impresa. Aiutata dal bagnato, certo, dove la Ducati, che di solito sull’asciutto arranca, riesce a scaricare tutti i suoi cavalli e sa trovare improvvisamente una natura anfibia che le dona una guidabilità da sogno. Ma, oltre la mano preziosa del cielo di Francia, c’è di più: i sorpassi sulle Yamaha di Crutchlow e Dovizioso e poi, soprattutto, il duro e leale duello dal fascino antico vinto con Stoner dicono che il pilota Valentino c’è ancora, eccome.
SEGNALE - Rossi, del resto, lo aveva sempre ripetuto anche nei giorni peggiori: non sono bollito. E a Le Mans ha lanciato un segnale chiaro a tutti: agli avversari, al popolo del motociclismo e naturalmente alla Ducati. Questa performance non cambia la nostra idea che le responsabilità del flop del progetto (2 podi in 22 gare è un bilancio inaccettabile) sia da condividere in parti uguali tra l’azienda e il pilota, ma allo stesso modo dimostra che, se messo in condizioni tecniche ideali, anche a 33 anni Valentino possiede ancora la classe, la leggerezza, la sensibilità del polso, il senso della lotta e la voglia di vincere che hanno fatto di lui il più grande pilota dell’ultima decade.
SPETTACOLO – Una cosa infine è chiara. E l’ha detta, interpretando il pensiero di molti, ancora Graziano: «Quando c’è Valentino, c’è sempre spettacolo. Lui è una garanzia di sorpassi e di emozioni. E fa ancora le stesse cose di sempre, solo con un po’ più di esperienza. Il che lo rende persino migliore di una volta». Un Valentino così, competitivo e con il sorriso dei tempi belli, oltre che alla Ducati serve a tutta la MotoGp, avversari di Rossi compresi. Con Stoner pronto ad andarsene, è bello sapere che Valentino vuole restare, e in questo modo. Sperando che duri.